Dal sogno pedonale alla desertificazione commerciale: così Piazza XX Settembre è rimasta vuota

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Una saracinesca abbassata, cartelli gialli che parlano chiaro: “Svendita totale per cessata attività”. È l’epilogo del negozio Ai Combattenti, una delle ultime attività storiche rimaste in Piazza XX Settembre. Ma questa chiusura non è un fatto isolato. È il simbolo – forse il colpo di grazia – di un lento processo di desertificazione commerciale che ha colpito il cuore del centro storico di Udine, tra Piazza XX Settembre e Piazza Duomo.

Il primo atto di questa trasformazione urbana risale alla giunta di centrosinistra guidata da Furio Honsell. Nel 2010, l’amministrazione comunale avviò i lavori di pedonalizzazione del plateatico di Piazza XX Settembre, eliminando i parcheggi a raso e impedendo l’accesso alle auto. I lavori, presentati pubblicamente dall’assessore Enrico Pizza, cambiarono radicalmente il volto della piazza.

Le intenzioni erano chiare: rendere la piazza più vivibile, sottraendola al traffico e alla sosta disordinata. Ma fin dall’inizio, alcuni commercianti avevano espresso timori sulla riduzione della visibilità e accessibilità delle attività.

Anni dopo, con l’insediamento della giunta De Toni, anch’essa di centrosinistra, è arrivata una nuova svolta: l’estensione della ZTL ambientale, che ha incluso tutta l’area attorno a Piazza XX Settembre e Piazza Duomo. Il provvedimento, voluto dal sindaco Alberto De Toni e dall’assessore alla mobilità Ivano Marchiol, ha imposto nuove limitazioni all’accesso veicolare, ulteriormente riducendo il traffico – e con esso, il passaggio pedonale spontaneo.

Il messaggio dell’amministrazione era coerente con una visione ecologica della città: meno auto, più spazio pubblico. Ma per le attività commerciali già in difficoltà, la misura è apparsa come un ulteriore isolamento.

Il filo rosso che unisce entrambe le amministrazioni è l’adozione di una visione ideologica della città, anteposta alle esigenze reali di chi il centro lo vive, lo lavora e lo tiene in vita.
Sia la giunta Honsell che quella di De Toni hanno privilegiato un’idea astratta di “città modello europeo” a scapito della realtà urbana di Udine: un capoluogo di provincia, con una rete commerciale storica, ma fragile, e un centro abitato da pochi residenti e mantenuto vivo da chi ci arriva in auto, spesso da fuori.

Il risultato? Piazze più belle, ma sempre più vuote.

Oggi, entrambe le piazze mostrano evidenti segni di crisi: negozi sfitti, attività cessate, e un senso di vuoto che contrasta con l’ambizione di farne spazi urbani vivi e partecipati.

Il caso emblematico è proprio Ai Combattenti, negozio di calzature storico, parte del marchio Cinzia Soft, che ha resistito finché ha potuto. Ma la somma di scelte urbanistiche e restrizioni logistiche si è rivelata fatale.

Anche Piazza Duomo, svuotata di parcheggi nello stesso periodo, vive un destino simile: pochi passaggi, molte vetrine spente, e una frequentazione ridotta a eventi occasionali.

Il paradosso è evidente: provvedimenti nati per “riqualificare” hanno, nel tempo, finito per allontanare la vita quotidiana. La città a misura d’uomo ha bisogno di equilibrio tra pedonalità e accessibilità, tra ambiente e commercio.

Né Honsell né De Toni hanno introdotto, in parallelo, misure efficaci per sostenere le attività: navette, parcheggi di interscambio, incentivi per chi investe in centro. E ora i risultati si vedono.

Quello che era un centro commerciale naturale si sta spegnendo. Le due piazze simbolo del centro storico sono diventate un laboratorio di urbanistica sbilanciata, dove la buona volontà ecologista ha fatto i conti – e ha perso – con la realtà economica del territorio.

Quando l’ideologia vince sulla realtà, a perdere è la città.

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Redazione
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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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