Luglio autunnale: possiamo tenerci l’auto diesel ancora un anno

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A giugno era “l’estate più calda della storia dell’umanità”. A inizio agosto i nostri massmedia titolano: “ va in archivio un luglio freddo e con tanta pioggia”. Nessuna spiegazione, nessuna riflessione. Solo un cambio di tono. Come se un mese intero di pioggia e temperature sotto media non fosse bastato a mettere in discussione l’enfasi — eccessiva — con cui i media avevano salutato l’inizio dell’estate.

La verità è che la comunicazione sul clima è ormai dominata da un meccanismo prevedibile: ogni anomalia viene amplificata, ogni evento estremo trasformato in titolo sensazionalistico. Poi, quando la realtà non si allinea alla narrazione, si passa oltre in silenzio. Nessun giornale oggi rivede i titoloni apocalittici di giugno, nessuno si interroga su come la stessa parola — “record” — possa essere usata ogni anno come se il passato non esistesse.

Che il cambiamento climatico sia un fenomeno naturale lo sappiamo da sempre. E’ iscritto nella preistoria e nella storia del mondo e dell’umanità. Ma usarlo come giustificazione generica per qualsiasi variazione atmosferica — dal caldo alla pioggia — finisce per banalizzarlo. Peggio ancora, nasconde l’assenza di strategie vere. Perché mentre i giornali alternano allarmi e silenzi, le istituzioni continuano a scaricare ogni responsabilità sui cittadini: “consumate meno acqua”, “usate meno energia”, “state attenti”, “comprate l’auto elettrica”, “efficientate le vostre case”.  Ma dove sono le infrastrutture? Dove sono le politiche di lungo termine?

Un passato che ci parlava già di futuro

Un tempo, prima ancora che si parlasse di cambiamento climatico, si costruivano soluzioni. A Udine  piazza Primo Maggio era un bacino di raccolta dell’acqua realizzato già nell’età del Bronzo (in friulano sfueis). Nessuno gridava al disastro: si costruiva, si gestiva, ci si adattava. Oggi invece si grida, si accusa, ma non si fa nulla. Ogni volta che piove troppo o troppo poco, si scopre che non abbiamo né piani né riserve. Solo titoli.

Conclusione: meno allarmi, più coerenza

L’instabilità climatica richiede attenzione, non isteria. E soprattutto, richiede coerenza. Se a giugno si parla di “estate più calda della storia”, a luglio — dopo settimane di pioggia — bisognerebbe almeno avere l’onestà di rivedere il quadro. Ma nel circo mediatico di oggi, la memoria dura meno di un temporale.

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Redazione
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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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