Carinzia. Gli “antifascisti” oltraggiano il memoriale di Persmanhof organizzando un “campo”

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Il recente Antifa-Camp organizzato presso il memoriale di Permanhof in Carinzia ha sollevato forti perplessità sull’uso di spazi commemorativi per attività a sfondo ideologico. Il sito, dedicato al ricordo delle vittime del nazionalsocialismo, è stato utilizzato da un gruppo che si identifica con la galassia Antifa per incontri, workshop e formazione militante.

Ciò che ha generato particolare allarme è l’intervento delle forze dell’ordine, avvenuto dopo che alcuni agenti sono stati fatti oggetto di resistenza a pubblico ufficiale. In seguito a questo episodio, sono stati chiamati rinforzi per garantire l’ordine e la sicurezza nell’area.

Memoria collettiva o presidio politico?

L’episodio ha riaperto un dibattito più ampio sul rischio di strumentalizzazione politica dei luoghi della memoria, che dovrebbero essere patrimonio di tutti e non diventare teatri di conflitto ideologico. Iniziative di questo tipo, secondo diverse voci della società civile, rischiano di trasformare spazi dedicati alla riflessione storica in campi di addestramento simbolico per militanti.

L’organizzazione del campo ha incluso contenuti come l’invito a “superare il dominio e la gerarchia” tramite la costruzione di un “movimento sovraregionale antifascista” – parole che, al di là della retorica, segnalano un orientamento politico marcato.

Zone inviolabili per gruppi estremisti?

Cresce la preoccupazione che memoriali e siti storici possano essere utilizzati come “zone franche” da parte di gruppi radicalizzati, che sfruttano il contesto protetto della commemorazione per evitare controlli e dare legittimità alle proprie attività.

In diversi casi, l’estetica del ricordo e la protezione simbolica che questi luoghi rappresentano sembrano essere strumentalizzati per creare spazi difficilmente criticabili, dove si organizzano incontri che vanno ben oltre la riflessione storica.

La necessità di vigilanza e rispetto

In un momento in cui la polarizzazione sociale è in aumento, appare fondamentale tutelare la memoria collettiva da appropriazioni ideologiche. La storia del totalitarismo non può essere piegata a fini politici, né trasformata in alibi per attività che sfociano nell’illegalità o nella violenza.

L’episodio di Persmanhof riporta al centro dell’attenzione la necessità di una chiara distinzione tra commemorazione e militanza, tra educazione storica e attivismo ideologico.

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Redazione
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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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