
Da Bicinicco a Gemona: due maschicidi in un anno, ma la colpa è sempre delle vittime
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In meno di dodici mesi, il Friuli Venezia Giulia è stato scosso da due episodi di presunti omicidi di uomini, entrambi attribuiti a donne.
A Bicinicco, nel maggio 2024, Stefano Iurigh perde la vita in circostanze che vedono come presunta autrice Silvia Comelli, accusata di averlo colpito con forbici, coltello e di avergli gettato acido.
A Gemona del Friuli, nel luglio 2025, Alessandro Venier viene trovato senza vita, il corpo smembrato e occultato in calce viva: la responsabilità è contestata alla compagna Mailyn e alla madre Lorena, entrambe attualmente indagate come presunte assassine.
Due vicende che, a ruoli invertiti, avrebbero probabilmente monopolizzato per settimane la cronaca sotto l’etichetta di “femminicidio”.
E invece, in entrambi i casi, il racconto mediatico ha messo in luce attenuanti e giustificazioni per le donne coinvolte, mentre le vittime sono state esposte al “tritacarne” della stampa.
📍 Il caso Iurigh: dal sospetto di relazione alla “lite tra conoscenti”
Nelle ore immediatamente successive al fatto di Bicinicco, alcune testate parlavano di “amicizia” o “frequentazione” tra vittima e presunta assassina. Ma presto, in modo quasi corale, la stampa ha puntualizzato che “non c’era una relazione sentimentale”.
Questa precisazione ha escluso qualsiasi ipotesi di maschicidio e ha presentato l’episodio come il gesto isolato di una persona instabile.
Il cambio di versione di Comelli — “era già morto per overdose di metadone” — è stato riportato con rilievo, come se potesse ridimensionare la gravità dell’aggressione.
Il lancio di acido, le ferite mortali, l’accanimento fisico passano così in secondo piano, senza che nessuno ponga il tema della violenza di genere a parti invertite. Stefano Iurigh, nella narrazione mediatica, è rimasto una figura marginale del proprio stesso omicidio.
📍 Il caso Venier: la vittima processata, i presunti assassini compresi
A Gemona, la cronaca si è concentrata sin dall’inizio sui presunti difetti della vittima: trascorsi giudiziari, presunta indole violenta, uso di droghe, collezione di coltelli.
Il presunto omicidio è stato così incorniciato da un ritratto negativo della vittima, mentre per le due presunte assassine la narrazione è stata empatica:
– Mailyn in depressione post-partum
– Lorena “madre protettiva”
– Necessità di “difendere” la giovane donna da un presunto pericolo imminente
Eppure, nessuno ha sottolineato che anche Alessandro Venier portava sulle spalle ferite familiari, come l’abbandono da parte del padre, di origini marocchine. Un elemento che avrebbe potuto, in un’altra prospettiva narrativa, essere citato per spiegare o contestualizzare parte delle sue difficoltà personali — ma che non è stato preso in considerazione, a differenza di quanto avviene quando si cercano attenuanti per altre categorie di imputati.
Come se non bastasse, Mailyn ha chiesto che il figlio venga affidato ai nonni paterni con l’obiettivo di potersi ricongiungere a lui una volta scontata la pena, un fatto riportato senza particolare indignazione. A ruoli invertiti, è difficile immaginare una simile reazione della stampa.
🎭 Il doppio standard
Nei due casi, il copione è simile:
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Per le presunte assassine: un ventaglio di attenuanti psicologiche, sociali e familiari.
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Per le vittime: la ricerca di ogni elemento che possa ridurne la dignità o insinuare colpevolezze.
Quando un uomo uccide una donna, la cornice è immediatamente quella del femminicidio e la condanna pubblica è totale.
Quando una donna uccide un uomo, anche nei casi più efferati, il racconto cambia direzione: psicologia, traumi, contesti difficili, gesti “necessari”.
📢 Perché parlarne
Gli uomini possono essere vittime di violenza di genere tanto quanto le donne, e ignorarlo significa alimentare una percezione distorta e iniqua.
Questa disparità narrativa non è un dettaglio: influenza la giustizia percepita, la memoria collettiva e il rispetto dovuto a ogni vittima, indipendentemente dal genere.
Due uomini uccisi.
Due casi con presunte assassine.
Due presunti maschicidi in un solo anno.
E quasi nessuno li ha chiamati così.
di Giovanni delle Bande Nere