Muggia. Madre sgozza il proprio figlio di nove anni

A Muggia, vicino a Trieste, si è consumata una tragedia terribile: una madre di 52 anni, di origine ucraina, ha ucciso il figlio di nove anni con una coltellata alla gola. La donna avrebbe poi tentato di togliersi la vita usando la stessa arma, un coltello da cucina. Era seguita dal Centro di salute mentale, elemento che solleva interrogativi dolorosi sulla gestione del caso e sulle misure di protezione previste per il minore.

È sconvolgente constatare come una madre già presa in carico dai servizi psichiatrici potesse continuare a mantenere la custodia del figlio. Molti osservano come, in altre circostanze, quando esistono sospetti di violenza da parte dei padri, scattino immediatamente protocolli d’urgenza come il “codice rosso” e l’allontanamento dell’uomo dal nucleo familiare. Quando invece i segnali di pericolo riguardano le madri – raramente considerate come possibili soggetti a rischio – spesso non vengono previste misure restrittive analoghe, lasciando i figli potenzialmente esposti. Questo episodio riapre dunque un dibattito complesso: la necessità di valutare ogni situazione in modo concreto e individuale, senza automatismi legati al genere, ma con l’unico obiettivo della tutela effettiva dei minori.

Il corpo del bambino è stato ritrovato nel bagno dell’abitazione: era morto da ore. La donna, in stato di shock e con tagli alle braccia, è stata soccorsa e trasportata all’ospedale di Cattinara. Successivamente è stata arrestata.

L’allarme è scattato ieri sera, intorno alle 22, quando il padre del bambino — un triestino del 1967 — ha segnalato alla polizia di non riuscire a contattare né l’ex compagna né il figlio, che avrebbe dovuto essergli riconsegnato verso le 21. Le Volanti della Questura e il Commissariato di Muggia sono intervenuti in Piazza Marconi. Con l’aiuto dei Vigili del Fuoco è stato possibile entrare nell’appartamento, dove gli agenti hanno scoperto la drammatica scena.

Un caso che scuote profondamente l’opinione pubblica e che pone l’accento sulla necessità di un sistema di protezione dell’infanzia più attento, equilibrato e capace di intervenire in modo efficace ogni volta che emergono segnali di pericolo, indipendentemente da chi ne sia l’autore.

(foto di repertorio)

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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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