Almeno 202 bambini morti dopo il vaccino Covid in USA: ora la FDA indaga

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di Gloria Callarelli

Vi sarebbe da parte della FDA un’indagine approfondita in corso relativamente ai decessi dei bambini avvenuti in seguito alla somministrazione del vaccino anti Covid. Parliamo di centinaia di bambini, ma i numeri potrebbero essere notevolmente sottostimati. Ad annunciarlo in un’intervista alla CNN è Marty Makary, direttore della stessa Food and Drug Administration (FDA) statunitense che parla anche della pubblicazione di un rapporto approfondito nelle prossime settimane.

I dati VAERS del 29 agosto mostrano 202 segnalazioni di decessi tra bambini di età pari o inferiore a 17 anni a seguito della vaccinazione contro il COVID-19. Si parla di sottostimazione dei dati perchè sono basati sulle segnalazioni: come più volte detto per quanto riguarda gli eventi avversi, questo sistema implica una segnalazione da parte di professionisti o di persone che ritengono di aver subito lesioni, o che ritengono che il proprio figlio abbia subito un infortunio. Ma questo non sempre avviene. Anzi: pare addirittura, secondo uno studio, che meno dell’1% di tutti gli eventi avversi vengono segnalati al VAERS.

Addirittura il sistema rende difficile se non impossibile stabilire l’età delle persone vittime di danneggiamenti tanto da nascondere, probabilmente, la presenza di un numero enorme di giovani o giovanissimi: al 29 agosto, ad esempio, il VAERS contevenva13.457 segnalazioni di decessi a seguito della vaccinazione contro il COVID-19 che riportano un’età “sconosciuta”, non segnalata mentre sono oltre 73mila le segnalazioni di lesioni da vaccino contro il COVID-19 che coinvolgono giovani di età inferiore ai 18 anni.

Nei giorni scorsi il presidente americano Donald Trump ha richiesto a Big Pharma la pubblicazione dei dati sui vaccini, dato il parere contrastante dell’opinione pubblica e degli esperti del settore. In tutto questo l’associazione di pediatri americana, l‘AAP, American Academy of Pediatrics, raccomanda ancora una singola dose del vaccino contro il COVID-19 per tutti i bambini e gli adolescenti dai 2 ai 18 anni che rientrano in un gruppo ad alto rischio e per i bambini nella stessa fascia d’età i cui genitori o tutori richiedono l’iniezione. L’AAP rappresenta 67mila pediatri e riceve ingenti finanziamenti dal governo federale e dalle grandi aziende farmaceutiche, compresi i produttori di vaccini.

E in Italia? In Italia non sono ancora uscite le nuove raccomandazioni, che dovrebbero essere pubblicate a breve, ma stando alle precedenti veniva raccomandata la dose a partire dai 6 mesi di età. Si parlava del vaccino mRNA Pfizer fino agli 11 anni, Novavax dai 12 anni o l’ultimissimo Comirnaty JN.1. Nello specifico, nel sito ministeriale, si legge: “…per i bambini dai 6 mesi ai 4 anni compresi che non hanno completato un ciclo primario di vaccinazione anti‑COVID‑19 o senza storia di infezione pregressa da SARS‑CoV‑2 si somministrano 3 dosi di Comirnaty JN.1 da 3 microgrammi/dose (di cui la seconda a 3 settimane dalla prima e la terza a 8 settimane dalla seconda). È possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini adattati con altri vaccini (con particolare riferimento al vaccino antinfluenzale), fatte salve eventuali specifiche indicazioni d’uso o valutazioni cliniche”. Il tutto in linea con la società italiana di pediatria che nella sua pagina web ha ancora in bella mostra il poster sponsorizza-vaccini. Il tutto come fosse nulla. Il tutto come non esistessero segnalazioni avverse, il tutto come non esistessero morti. Attendiamo le nuove raccomandazioni.

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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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