Francia, il malato d’Europa: cade il governo Bayrou e vacilla la tecnocrazia europea

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Parigi. Dopo appena nove mesi di mandato, il governo di François Bayrou è caduto sotto i colpi di una sfiducia parlamentare senza appello: 364 deputati hanno votato contro l’esecutivo, 194 a favore e 15 si sono astenuti. Un risultato che segna una delle più pesanti sconfitte politiche della Quinta Repubblica e apre una fase di estrema incertezza per la Francia e per l’Europa intera.

Il presidente Emmanuel Macron ha “preso atto” dell’esito del voto, come prevede l’articolo 49-1 della Costituzione, e ha fatto sapere che accetterà le dimissioni di Bayrou, annunciando la nomina di un nuovo primo ministro “nei prossimi giorni”. Ma dietro la formula istituzionale si cela un terremoto politico che travolge non solo l’Eliseo, ma anche la fragile architettura dell’Unione Europea.


Le ultime parole di Bayrou: il debito come minaccia mortale

Consapevole della sfiducia imminente, Bayrou ha scelto di affrontare l’Aula con toni drammatici.
“Avete il potere di rovesciare il governo, ma non di cancellare la realtà”, ha esordito, denunciando l’“insopportabile” peso del debito pubblico, definito una minaccia “mortale” per la nazione.

Richiamandosi a De Gaulle e a Mendès-France, Bayrou ha avvertito che la caduta del governo non fermerà la crisi: “La Francia non ha un bilancio in pareggio da 51 anni. Spendiamo senza mai voltarci indietro. Siamo in pericolo di vita”.

La sua metafora marittima – una nave che affonda se l’equipaggio non si mobilita – fotografa con efficacia la condizione del Paese: una potenza che continua a vivere al di sopra dei propri mezzi, consumata da un debito che limita ogni margine di libertà politica.


Un paese allo sbando

La Francia appare oggi come il nuovo “malato d’Europa”. La definizione, un tempo riservata all’Italia, sembra ormai calzare meglio a Parigi, dove si sommano stagnazione economica, crisi sociale e un debito fuori controllo.

Il crollo del governo Bayrou non è solo la sconfitta di un esecutivo, ma la dimostrazione che la Francia non è più in grado di governare se stessa con stabilità. La spinta riformista di Macron si è consumata in pochi anni, logorata dalle proteste dei gilet gialli, dalle contestazioni sindacali e ora da un Parlamento ostile.


La tecnocrazia europea trema

L’instabilità francese scuote anche l’Unione Europea. Bruxelles e Strasburgo sono apparati dove da sempre domina la lingua e la tradizione amministrativa francese: dai regolamenti comunitari al lessico burocratico, l’impronta di Parigi è ovunque.

Eppure, proprio quella burocrazia europea “che parla francese” rischia ora di essere travolta dall’implosione del modello politico-economico della Francia. Se Parigi non riesce a tenere in ordine i propri conti, come potrà guidare l’Europa verso regole fiscali comuni e verso un bilancio credibile?


Il cordone sanitario si sgretola

A rendere ancora più fragile il quadro politico è il fatto che il cosiddetto “cordone sanitario” contro gli estremi – il Rassemblement National di Marine Le Pen e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon – non regge più.

Per anni l’élite francese ha fatto blocco pur di evitare che queste forze arrivassero al potere. Ma l’onda d’urto della sfiducia a Bayrou e la crescente delegittimazione di Macron stanno incrinando questa barriera. Quando la diga cederà, non sarà solo la Francia a entrare in una nuova era politica: anche l’Unione Europea, per come la conosciamo oggi, rischierà di crollare insieme a Parigi.


Le reazioni politiche: la vendetta dell’opposizione

L’opposizione non ha perso tempo a rivendicare la vittoria.
“Bayrou è caduto. Vittoria e respiro di sollievo del popolo. Macron ora è in prima linea di fronte al popolo. Anche lui deve partire”, ha esultato Mélenchon.

La capogruppo del movimento, Mathilde Panot, ha rincarato la dose: “Il signor Bayrou voleva l’ora della verità, credo che ce l’abbia. Domani depositeremo una mozione di destituzione contro Macron”.

Il rischio, per l’Eliseo, è che la crisi politica si allarghi ben oltre la sostituzione di un primo ministro, mettendo in discussione la stessa legittimità del presidente.


Un futuro incerto

Con il governo dimissionario e una maggioranza parlamentare inesistente, la Francia si avvicina a una fase di paralisi politica che potrebbe aggravare ulteriormente la sua condizione economica.

Parigi, cuore simbolico e istituzionale dell’Europa, si ritrova ora in bilico: se non riuscirà a riformarsi, rischia di trascinare con sé l’intero edificio comunitario.
Il “malato d’Europa” non è più una periferia fragile, ma la Francia stessa.

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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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