Friuli, criminalità in aumento: il confine della rotta balcanica pesa sui numeri

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Il Friuli-Venezia Giulia torna al centro dell’attenzione per i dati sulla sicurezza. Secondo le ultime rilevazioni, la provincia di Udine registra un peggioramento marcato dell’indice di criminalità, scalando quindici posizioni in negativo e raggiungendo livelli record per numero di denunce a carico di minorenni.
Una tendenza che, secondo gli osservatori locali, è strettamente collegata al ruolo del territorio come porta d’ingresso della rotta balcanica e alla presenza crescente di richiedenti asilo, minori stranieri non accompagnati e migranti irregolari.


Il confine orientale sotto pressione

Il Friuli è da anni il primo punto di approdo per chi attraversa a piedi o con mezzi di fortuna il confine tra Slovenia e Italia. La cosiddetta rotta balcanica, che porta verso Trieste, Gorizia e Udine migliaia di persone ogni anno, sta mettendo a dura prova la capacità ricettiva del sistema regionale.
Secondo le forze dell’ordine, l’aumento della presenza di giovani senza famiglia né riferimenti stabili crea una condizione di forte vulnerabilità sociale, ma anche un terreno fertile per devianza e microcriminalità.

“Molti minori arrivano soli, spesso dopo viaggi lunghi e traumatici — spiegano fonti investigative —. Non hanno reti di sostegno, né possibilità reali di inserimento. In alcuni casi vengono sfruttati da reti criminali o finiscono per vivere di espedienti”.


Udine, numeri da record

Udine si colloca oggi tra le province italiane con la più alta incidenza di denunce a carico di minori, con un tasso dell’8,2% sul totale di segnalazioni, fermi e arresti. Quasi la metà (47,8%) dei giovani coinvolti in episodi di illegalità è di origine straniera.
Si tratta di un dato nettamente superiore alla media nazionale e in forte aumento rispetto agli anni precedenti.

Furti, danneggiamenti, rapine e truffe informatiche restano i reati più frequenti, ma cresce anche il numero di episodi legati al consumo e allo spaccio di stupefacenti. Le aree urbane più colpite sono i quartieri periferici del capoluogo e le zone prossime alle stazioni ferroviarie e agli alloggi temporanei per richiedenti asilo.


Le istituzioni: “Servono strumenti straordinari”

Le autorità locali chiedono un intervento deciso del governo. “Non possiamo affrontare un’emergenza di carattere nazionale con strumenti ordinari”, ha dichiarato il sindaco di Udine, sottolineando che le amministrazioni comunali si trovano a gestire flussi sproporzionati rispetto alle risorse disponibili.
Gli operatori dei centri di accoglienza segnalano carenze di personale, strutture sature e tempi lunghi per l’esame delle pratiche di asilo, che lasciano centinaia di persone in un limbo di incertezza.


Un equilibrio delicato tra accoglienza e sicurezza

La sfida del Friuli oggi è trovare un equilibrio tra accoglienza e sicurezza. Da un lato l’obbligo umanitario di garantire assistenza a chi fugge da guerre o persecuzioni, dall’altro la necessità di preservare l’ordine pubblico e tutelare la popolazione locale.
La pressione lungo la frontiera e la crescita dei fenomeni di devianza minorile impongono una risposta coordinata tra Prefetture, Ministero dell’Interno, Comuni e forze dell’ordine.

Il rischio, avvertono gli esperti, è che l’emergenza si trasformi in una crisi strutturale, con un impatto sociale sempre più profondo sul territorio friulano.

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Redazione
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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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