
Il 18 agosto del 1830 nacque Francesco (Cecco) Giuseppe (Beppe) l’impiccatore degli italiani
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Oggi, 18 agosto, cade l’anniversario della nascita di Francesco Giuseppe, dimenticato in Austria tranne che dalle agenzie turistiche, rimpianto da nazionalisti slavi per le sue benemerenze verso i loro movimenti, specie nell’aggressione all’italianità dell’Adriatico orientale.
L’angelicato impiccatore, come fu icasticamente descritto da Gabriele D’Annunzio, andrebbe ricordato per l’entità e la durata dei suoi crimini, di guerra e di pace, contro il popolo italiano, protrattisi dal 1848 al 1917.
Rappresaglie contro le popolazioni civili, confische di beni su larghissima scala con impoverimento d’intere regioni, distruzione e saccheggio di opere d’arte, sfruttamento coloniale, stupri di guerra, campi di concentramento in cui furono rinchiusi italiani (in maggioranza suoi sudditi) a decine e decine di migliaia morendo in gran numero, bombardamenti su città prive di rilevanza militare, sistematica snazionalizzazione degli italiani dell’alto Adriatico, terrorismo di stato con massacri e violenze contro i suoi sudditi (italiani) da parte dell’esercito e della polizia, torture contro i patrioti italiani, morte per malnutrizione e lavori forzati di circa 100.000 prigionieri di guerra del Regio esercito, detenzioni e condanne al carcere in assenza di processo, violazioni del trattato d’alleanza con l’Italia, appoggio coperto di organizzazioni armate che minacciavano lo stato italiano.
Questo ed altro ancora avvenne o su suo ordine diretto, o con la sua connivenza ed approvazione.
L’impero d’Austria poco dopo il suo ingresso in guerra emise una serie di misure durissime, draconiane, per tenere sotto controllo la sua popolazione sia militare sia civile. Fu in base a queste direttive che vennero deportati nei lager centinaia di migliaia di sudditi di Francesco Giuseppe, rei di appartenere ad etnie “sospette” (come quella italiana). I morti per malattia e malnutrizione nei campi di concentramento furono decine di migliaia. Fra queste leggi di guerra dell’impero vi era quella del giudizio statario, che autorizzava a processare per direttissima davanti ad un tribunale militare i sospetti di simpatia per il nemico. I militari si avvalsero ampiamente di questa prerogativa, in un numero imprecisato di casi. Bastino alcuni esempi per valutare come fu applicata. Vennero spediti a processo alcuni inservienti ed allievi dell’Istituto dei poveri di Trieste, “colpevoli” di aver raccolto volantini gettati da aeroplani italiani. Uno dei processati, un orfano di sedici anni, fu condannato a 7 anni di carcere.
Nel dicembre del 1915 fu arrestato, processato, condannato a morte Emilio Kravos, un commerciante di granaglie. Quale era stata la colpa di Kravos? Egli, ubriaco, aveva gridato “Viva l’Italia!” in una osteria di Gorizia. Il processo si svolse senza che Kravos fosse assistito da un avvocato. La sentenza di morte fu immediatamente eseguita.
Il totale di sentenze capitali emesse dai tribunali militari straordinari dell’Austria rimane a tutt’oggi ignoto, essendo la documentazione dispersa in una pluralità di archivi. Se si condannavano ad anni ed anni di carcere ragazzini senza famiglia per aver fatto collezione di volantini dannunziani ed a morte coloro che insultavano il kaiser o gridavano ubriachi “viva l’Italia”, allora quanti sono stati i processati ed i condannati per giudizio statario sotto l’Austria felix?
Un numero imprecisato, certamente nell’ordine di molte decine di migliaia, di italiani fu deportato in campi d’internamento perché ritenuto “politicamente inaffidabile”. A migliaia morirono in questi lager per le condizioni durissime in cui erano detenuti. Era difficile essere deportati? Tutt’altro, tutt’altro. Ad esempio, Gino Privilegi era un cittadino di Parenzo, in Istria. Fu deportato nel febbraio del 1917 e persino processato per offese contro il kaiser Francesco Giuseppe.
Che cosa aveva fatto per essere spedito in un lager? Egli si era rifiutato di suonare l’inno imperiale con il suo violino ad una festa e, quando era morto Francesco Giuseppe, si era recato in un caffè e senza mostrare segni di dolore!
Questo personaggio è stato fra i peggiori nemici dell’Italia, anche se trova alcune frange sociali che ne glorificano la memoria.
Per inciso, in piena pace l’anniversario della nascita di Francesco Giuseppe era divenuta per i nazionalisti slavi di Trieste l’occasione per brutali manifestazioni di piazza, protette dalla polizia, in cui aggredivano sedi di associazioni italiane.
Prof. Marco Vigna