
Il climatizzatore diventa fascista. La religione green vuole imporci nuovi sacrifici
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Fanpage, ancora una volta, presta la sua penna al verbo delle grandi riviste scientifiche internazionali, riportando fedelmente e senza spirito critico i dogmi della religione ambientalista. L’articolo “L’aria condizionata protegge dal caldo ma fa male al pianeta” è un perfetto esempio di giornalismo generalista piegato all’agenda ideologica green, il cui fine non è l’informazione ma la persuasione morale.
Il pezzo, firmato da Andrea Centini, ricalca le tesi del Lancet Countdown, un rapporto pubblicato sulla storica rivista scientifica The Lancet, oggi parte dell’impero mediatico di Relx Group. Quest’ultimo è un conglomerato anglo-olandese leader nel settore dell’informazione e dell’editoria accademica, con ricavi superiori a 10 miliardi di dollari annui e una capitalizzazione di mercato attorno ai 72 miliardi di dollari. Controlla alcune delle riviste scientifiche più influenti al mondo e, in virtù di ciò, esercita un potere editoriale immenso su cosa viene pubblicato, come viene presentato e, cosa forse più rilevante, cosa viene sistematicamente escluso dal dibattito.
Non stiamo parlando di scienza neutrale, ma di una scienza “curata”, selezionata, confezionata e distribuita secondo logiche che rispondono a interessi economici e ideologici. La narrazione green, oggi dominante, è perfettamente funzionale a un modello di governance tecnocratica in cui le grandi aziende editoriali e le organizzazioni sovranazionali dettano le priorità, e ai cittadini non resta che adattarsi.
L’articolo di Fanpage si apre con la solita retorica d’emergenza: “900 miliardi di tonnellate di CO2” emesse in un anno a causa dell’aria condizionata, senza alcun serio confronto con dati aggregati su scala globale, senza distinguere tra Paesi, fonti energetiche o tecnologie più efficienti. Il numero viene lanciato come un atto d’accusa morale. Non si informa, si colpevolizza.
Questa linea ideologica non è nuova. Già nel 2022 Mario Draghi, allora Presidente del Consiglio, aveva avanzato l’idea che per fronteggiare la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina, gli italiani avrebbero dovuto “scegliere tra la pace o il condizionatore acceso”. Una frase che, al netto della retorica, mostrava perfettamente l’approccio elitario e punitivo di certe agende: ai cittadini si chiedono rinunce e sacrifici, mentre le decisioni vengono prese altrove, fuori dal dibattito democratico.
Non sorprende che la soluzione proposta nell’articolo sia il solito mantra “più verde urbano, meno aria condizionata, ripensamento infrastrutturale”, come se il problema fosse il comfort delle persone e non un sistema globale di produzione energetica dominato da logiche finanziarie e ideologiche.
Ancora una volta, l’aria condizionata, che salva vite umane, riduce la mortalità estiva e consente condizioni di vita dignitose in molte aree del mondo, viene trasformata in un capro espiatorio simbolico. E lo fa con toni tipici della retorica alla Greta Thunberg, che si fonda su un binomio martellante: senso di colpa e dovere di sacrificio.
Il cittadino comune, secondo questa visione, deve rinunciare: al comfort, alla libertà di scelta, e persino al diritto di dissentire da una “verità scientifica” che si rivela spesso come opinione autorizzata da potentati editoriali e finanziari.
Nel mondo reale, però, servono soluzioni energetiche concrete, tecnologie meno inquinanti, una vera transizione guidata dall’innovazione e non dal moralismo. Ma questi discorsi trovano poco spazio, quando a parlare è un apparato mediatico-scientifico che si alimenta della stessa retorica che diffonde.
E Fanpage, puntualmente, si limita a fare da megafono.