Il governo Meloni silura i due medici considerati “no vax”

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Il caso delle nomine al Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, è l’ennesima dimostrazione di come il governo Meloni finisca spesso per muoversi all’indietro, condizionato dal politicamente corretto e dai ricatti mediatici.

Il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva inserito nella commissione due professionisti con posizioni non allineate all’ortodossia vaccinale: Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle. Non si trattava di “pericolosi no vax” come descritti da certa stampa, ma di medici che negli anni hanno manifestato dubbi e proposto riflessioni critiche sulle campagne vaccinali di massa. Una voce fuori dal coro, certo, ma pur sempre parte del dibattito scientifico.

La reazione è stata immediata: polemiche, attacchi e dimissioni di chi non accettava la presenza di figure non perfettamente in linea con l’impostazione dominante. Di fronte a questo clamore, Schillaci ha deciso di revocare l’intero gruppo, annunciando un nuovo procedimento di nomina. Un vero e proprio arretramento, che smentisce nei fatti la retorica del governo Meloni sulla libertà di pensiero e sulla difesa delle competenze al di là delle etichette.

Il paradosso è evidente: si escludono medici qualificati solo perché le loro opinioni non coincidono con il mainstream, mentre si preferisce comporre commissioni “sterili”, fatte di nomi che non creino disturbo. Un segnale di debolezza che dimostra come, di fronte alla pressione delle lobby accademiche e della macchina del consenso, l’esecutivo non sappia tenere la barra dritta.

Altro che discontinuità: il governo che prometteva di rompere con la sudditanza culturale al politicamente corretto, finisce per piegarsi esattamente a quella logica. E ancora una volta, come i gamberi, fa un passo indietro.

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Redazione
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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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