
In Polonia vince il nazional-sovranista Nawrocki. Panico a Bruxelles
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Le elezioni polacche assumono una rilevanza che supera la dimensione nazionale: per l’importanza del paese nell’Unione Europea e per sua la posizione geografica di frontiera con il novello impero russo, gli esiti delle urne hanno immediatamente gettato nel panico la burocrazia di Bruxelles. Dopo aver infatti sventato una vittoria dei sovranisti in Romania grazie all’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali rumene e all’esclusione del candidato nazional-sovranista Georgescu (con sospetti brogli orchestrati dai servizi segreti francesi a detta del fondatore di Telegram Pavel Durov), la tecnocrazia di Bruxelles aveva puntato tutte le sue carte sul candidato europeista Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia, sostenuto dal primo ministro Donald Tusk. Come da copione Bruxelles (e quindi Berlino e Parigi) ha usato carota e bastone per influenzare le elezioni polacche: promesse in caso di vittoria degli europeisi e minacce in caso di vittoria dei nazional-svoranisti. I grigi burocrati di Bruxelles non hanno però fatto i conti con il tradizionale orgoglio polacco, che mal digerisce le ingerenze straniere. Le elezioni sono state quindi vinte dal nazional-sovranista Karol Nawrocki con il 50,89% dei suffragi. Lo scontro al calor bianco della campagna elettorale ha portato ad una affluenza del 71.63%, la più alta mai registrata nel paese. La vittoria dei sovranisti comporterà un vero e proprio rivolgimento politico, considerato che il Presidente della Repubblica in Polonia non è solo il garante della politica estera e di difesa, ma gode di un diritto di veto legislativo che può essere superato solo con una maggioranza parlamente di tre quinti, che il debole governo europeista di Tusk non possiede.
Ma quel che ancor di più temono a Bruxelles (e quindi a Berlino e Parigi) è un possibile asse tra le nazioni a trazione sovranista dell’est Europa (Polonia, Ungheria, Cechia e un domani Romania) e l’Italia. Una coalizione di questo genere per il suo peso demografico e politico potrebbe facilmente costruire una “minoranza di blocco” (quando si vota a maggioranza qualificata quattro nazioni coalizzate possono costituire una minoranza di blocco) nelle istituzioni europee e sarebbe in grado di calamitare le diverse opposizioni ai tentativi di predominio di Germania e Francia.
Nonostante le grandi risorse messe in campo dalla Commissione Europea e gli sforzi di Parigi e Berlino, la burocrazia brusselese non riesce a coartare l’orgoglio nazionale e democratico di molti paesi europei. Un vento che tra pochi giorni potrebbe ripetersi in Italia con la bocciatura del referendum sulla “cittadinanza facile” .
Stefano Salmè