Licenziato per aver detto di no al Green Pass. Puzzer vince in Cassazione

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La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il licenziamento di Stefano Puzzer, portuale triestino e volto delle proteste contro il Green Pass durante l’autunno del 2021. Dopo aver rifiutato la terza dose di vaccino, Puzzer era stato allontanato dallo scalo giuliano, ma i giudici hanno ora stabilito che la misura adottata dall’azienda non aveva fondamento giuridico sufficiente.

La vicenda, che si trascina da anni, ha visto Puzzer diventare uno dei simboli delle manifestazioni di piazza a Trieste, in un clima di forte tensione sociale e politica. Con la sentenza, la Suprema Corte non solo restituisce dignità professionale al lavoratore, ma apre anche un precedente significativo per altri casi simili.

Una battaglia lunga e costosa

Intervistato, Puzzer ha raccontato di aver dovuto reinventarsi per sostenere la famiglia: «Ho fatto il pescatore e persino l’aiuto cuoco. I processi mi sono costati circa 50.000 euro, ma non ho mai smesso di credere nella giustizia». L’ex portuale ha spiegato anche di aver aiutato colleghi sospesi, pagando bollette o distribuendo buoni spesa a chi si trovava in difficoltà.

La reazione

Il verdetto della Cassazione rappresenta per Puzzer una rivincita personale e collettiva. «Questa sentenza non riguarda solo me – ha dichiarato – ma tutti i lavoratori che hanno subito ingiustizie durante quel periodo».

L’attenzione ora si sposta sugli sviluppi futuri: dopo questa vittoria legale, resta da capire se ci saranno ulteriori ricorsi o se la decisione aprirà la strada a nuovi risarcimenti per i lavoratori colpiti da provvedimenti simili.

Scioperi, presidi, scontri al molo VII

Durante l’autunno del 2021, Trieste è divenuta il centro nazionale della protesta contro l’obbligo del Green Pass sul lavoro. Il Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste (CLPT), guidato da Puzzer, ha organizzato scioperi e presidi che hanno coinvolto migliaia di persone.

Una delle zone più emblematiche è stata il Varco 4 del Molo VII del Porto di Trieste. Qui i portuali hanno fatto presidio, spesso restando anche di notte, bloccando il varco principale di accesso – con conseguenti rallentamenti delle attività portuali, anche se il porto non è mai stato completamente fermato.

Le proteste sono sfociate in scontri con le forze dell’ordine: lanci di lacrimogeni, uso di idranti, cariche, specialmente nella mattina del 18 ottobre 2021 quando la polizia ha sgomberato Varco 4 con forza.

In quei momenti, alcuni manifestanti, seduti a terra in resistenza passiva, hanno denunciato di non ostacolare l’accesso ai varchi per chi voleva lavorare, ma sono stati comunque respinti con la forza. Puzzer in lacrime è diventato un’immagine emblematica: «Sono triste per tutte queste persone… stiamo pregando».


Come questi eventi si collegano al verdetto su Puzzer

La sentenza della Cassazione che dichiara illegittimo il suo licenziamento si inserisce in un contesto in cui Puzzer non era solo un individuo in conflitto con l’azienda, ma un portavoce di una mobilitazione collettiva. Le proteste hanno avuto momenti di forte impatto, sia sul piano politico che sociale, e sul piano del diritto del lavoro.

Il verdetto non riguarda solo il rifiuto del vaccino o della terza dose, ma le modalità con cui l’azienda (e più in generale le istituzioni) hanno gestito le sospensioni, i blocchi, i licenziamenti o le azioni disciplinari in presenza di una normativa emergenziale che imponeva obblighi spesso controversi.

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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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