
Pfizergate, niente sfiducia: FdI si schiera con l’establishment europeo
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Alla prova dei fatti, Fratelli d’Italia ha voltato le spalle ai suoi elettori e a milioni di cittadini italiani che da mesi chiedevano chiarezza sullo scandalo Pfizergate. Un voto a favore della mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen — proposta dall’eurodeputato romeno Gheorghe Piperea, dello stesso gruppo Ecr in cui siede FdI — sarebbe stato un segnale forte, un atto di coerenza. Ma il partito di Giorgia Meloni ha preferito accomodarsi al banchetto del potere europeo.
Il copresidente del gruppo Ecr, Nicola Procaccini, ha giustificato il no alla sfiducia come un gesto “di responsabilità”, un tentativo di difendere il ruolo centrale di Meloni nei tavoli che contano a Bruxelles, dalla gestione dell’immigrazione alla ricostruzione dell’Ucraina. Ma la realtà è un’altra: Fratelli d’Italia ha scelto la continuità con il sistema che a parole ha sempre detto di voler combattere.
Lontani sono i tempi del “fuori dai giochi” e delle denunce contro l’establishment europeo. Ora, con Fitto vicepresidente della Commissione e Meloni sempre più parte del meccanismo Ue, l’interesse del partito sembra essere quello di non disturbare il manovratore, anche se questo significa tacere su uno dei più gravi scandali di trasparenza che abbia mai coinvolto Bruxelles.
Procaccini ha persino avuto il coraggio di definire la mozione di sfiducia un errore, “un regalo ai nostri avversari politici”, accodandosi alla narrazione di socialisti e liberali. Con questa mossa, Fratelli d’Italia non solo ha indebolito il fronte critico verso von der Leyen, ma ha anche avallato di fatto le sue politiche — proprio mentre si discutono tagli a fondi agricoli e di coesione, misure che andranno a colpire duramente le fasce più deboli della popolazione e interi settori produttivi italiani.
E mentre nel partito c’è malumore verso la gestione von der Leyen — dalla transizione verde imposta con la forza al nuovo bilancio Ue che penalizza i fondi strategici — la leadership di Fratelli d’Italia preferisce il compromesso silenzioso, pur di non perdere la posizione acquisita.
Il tradimento è servito. Chi si aspettava da FdI uno scossone al sistema e un’opposizione netta al potere tecnocratico europeo, oggi si ritrova un partito che ha messo da parte la coerenza in cambio di una sedia al tavolo dei grandi. E ci ha preso gusto.