Udine. Dalla presunta aggressione omofoba alle molotov contro Cas’Aupa: clamore senza responsabili

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Venerdì 25 luglio, durante il festival Fomo ospitato al Parco Ardito Desio di Udine, due giovani transgender hanno denunciato di essere stati aggrediti con insulti e violenza fisica. L’episodio, definito da più parti come un’aggressione “omofoba”, ha avuto immediata risonanza mediatica e ha suscitato reazioni indignate a livello locale e nazionale.

Eppure, a distanza di due settimane, nonostante il forte clamore, la presenza di testimoni oculari e di telecamere nei pressi della zona, non è stato reso noto alcun nome. Un fatto che, pur avendo scosso l’immagine della città, resta avvolto nell’ombra. Come mai?

L’episodio si è verificato durante un evento pubblico e organizzato: il festival Fomo, promosso dal Comune di Udine, Officine Giovani, Get Up APS, il circolo Arci Cas’Aupa e l’associazione MisMas. Un contesto che, almeno in teoria, avrebbe dovuto facilitare l’individuazione rapida di eventuali responsabili.

Una storia che si ripete?
Il collegamento con Cas’Aupa non è solo indiretto: il circolo era tra gli organizzatori del festival Fomo e, in passato, è stato esso stesso bersaglio di episodi gravi rimasti senza colpevoli noti. Nel maggio 2022, un presunto attentato incendiario con bottiglie molotov distrusse parte della sede di via Val d’Aupa: un fatto del tutto estraneo all’immagine e alla realtà di una città come Udine, e che, proprio per la sua gravità e atipicità, avrebbe dovuto portare a un’individuazione rapida dei responsabili.

In precedenza, sulle mura della sede erano comparse scritte offensive e simboli di odio (svastiche); nell’ottobre 2024, dieci auto parcheggiate accanto ai locali furono rigate da ignoti. Tutti episodi denunciati pubblicamente e molto amplificati dai media. Ma, almeno per quanto reso noto, nessuno è stato identificato come autore.

La domanda aperta
Che si tratti dell’aggressione “omofoba” al Parco Desio o dei precedenti attacchi a Cas’Aupa, il filo conduttore sembra lo stesso: grande clamore, massima esposizione mediatica, ma nessun volto e nessun nome. Per quale motivo, nonostante testimoni, telecamere e l’attenzione dell’opinione pubblica, questi episodi restano irrisolti?

di Giovanni delle Bande Nere

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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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