
Udine. Decine di migliaia di euro per insegnare lo sport a richiedenti asilo e minori stranieri
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Si è chiusa la prima edizione del bando “Sport per il Sociale”, promosso dal Comune di Udine, che ha elargito ben 60.000 euro di fondi pubblici a quattro progetti dedicati a soggetti considerati “fragili”. Ma a ben guardare, l’unico effetto tangibile per la città è l’impiego di decine di migliaia di euro dei contribuenti per iniziative delle quali la cittadinanza non si è nemmeno accorta.
A beneficiarne, infatti, sono state quasi esclusivamente associazioni che orbitano attorno al mondo dell’integrazione e della salute mentale, senza alcun riscontro concreto nella vita pubblica cittadina. Eventi che, al di fuori delle cerchie coinvolte, non hanno avuto alcun impatto percepibile.
Tra i destinatari principali dei fondi spiccano, ancora una volta, i minori stranieri non accompagnati, ospiti di strutture come l’Istituto Salesiano Bearzi, ai quali è stato dedicato il progetto “Skate & Skills”. Un’iniziativa che ha previsto corsi di skateboard, falegnameria e street art, unendo attività ricreative a laboratori artigianali e lezioni di italiano. Una proposta sicuramente creativa, ma che, nei fatti, rappresenta l’ennesimo esempio della linea politica dell’estrema sinistra portata avanti dall’attuale amministrazione comunale, sempre più chiaramente schierata a favore dell’accoglienza e del sostegno ai richiedenti asilo, anche a scapito delle esigenze reali della comunità locale.
Il bando, presentato con entusiasmo dall’assessora Chiara Dazzan, rientra in una visione ideologica che investe risorse pubbliche in progetti sociali a senso unico, privilegiando l’inclusione a tutti i costi, spesso disancorata da risultati misurabili o da un reale interesse della cittadinanza.
Non a caso, nessuno a Udine ha parlato di questi progetti. Nessun evento visibile, nessuna partecipazione pubblica, nessun ritorno effettivo per la città. Solo spese coperte con i soldi dei cittadini, utilizzate per finanziare attività mirate a gruppi specifici, senza alcuna rendicontazione pubblica di impatto o partecipazione.
Intanto, si annuncia già una seconda edizione del bando. Il rischio? Continuare su questa linea senza alcun dibattito pubblico, sotto l’egida di un’inclusione che, nei fatti, esclude la cittadinanza dal processo decisionale. A pagare saranno ancora una volta i contribuenti, mentre il Comune si ostina a promuovere progetti lontani dai bisogni concreti della città.