Udine. Il bilancio del corteo “pacifista” Pro Pal registra ventitre feriti di cui uno grave

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Doveva essere una manifestazione per la pace, un corteo “pacifista” in solidarietà con la popolazione di Gaza. Invece, si è trasformata in una notte di violenza annunciata. Gli scontri di martedì sera in centro a Udine non sono stati il frutto di una degenerazione improvvisa: secondo fonti investigative, tutto lascia pensare a un’azione preordinata, pianificata da gruppi dell’estrema sinistra e da alcune associazioni radicali che avrebbero sfruttato il tema della Palestina per alimentare lo scontro con le forze dell’ordine.

Il bilancio finale parla da sé: 23 feriti, tra cui un giornalista colpito allo zigomo da una pietra scagliata dai manifestanti. Decine gli episodi di violenza documentati in piazza Primo Maggio e poi lungo il percorso a ritroso dei manifestanti violenti che, dopo aver seminato danni all’arredo urbano e alle auto in sosta in via Carducci, si sono dileguati in Borgo Stazione. Le scene in piazza Primo Maggio ricordano lo spartito già visto in altre città, dove gruppi organizzati hanno attaccato le forze dell’ordine con pietre, oggetti contundenti e bombe carta.

“Non si è trattato di un corteo spontaneo – spiegano fonti vicine alla questura – ma di una protesta organizzata con l’obiettivo preciso di creare disordini”.

Molti dei partecipanti, famiglie e cittadini che avevano aderito sinceramente per chiedere la fine delle violenze in Medio Oriente, si sono allontanati disgustati nel vedere come la manifestazione veniva stravolta. “Eravamo venuti per la pace, non per assistere a una guerriglia – racconta una giovane madre che aveva partecipato con i figli –. Ci siamo sentiti strumentalizzati da chi voleva solo provocare la polizia e alimentare l’odio”.

Il questore di Udine, Antonio De Lorenzo, ha parlato di “una gestione difficile ma necessaria per evitare che la violenza travolgesse il centro città”. Due persone sono state arrestate, tredici fermate per identificazione.

Dalla sindacati di polizia arriva la condanna unanime: “Chi trasforma un corteo pacifico in un campo di battaglia offende la causa stessa che dice di difendere. La libertà di manifestare non può essere il paravento per la violenza organizzata”.

La città ora si interroga su quanto accaduto e sulla necessità di distinguere tra chi manifesta in modo civile e chi, sotto la bandiera della solidarietà, cerca solo il pretesto per lo scontro.

Il corteo Pro Pal secondo le stime meno propagandistiche ha registrato un’affluenza di circa seimila persone, la metà delle quali erano immigrati. Richiedenti asilo, minori stranieri e una buona parte della popolazione musulmana di Borgo Stazione ha infatti ingrossato le fila del corteo, come decine di foto circolanti sul web hanno documentato.

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Nato da un'intuizione del dott. Stefano Salmè, il Giornale del Friuli si pone la missione di valorizzare la storia bimillenaria del Friuli e, nel contempo, raccontare la contemporaneità con un'informazione libera e controcorrente. Stefano Salmè è iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2002 e si è laureato con lode in Storia, all'Università di Trieste, con una tesi sul Risorgimento friulano.

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